Non sono mai stata attenta alla protezione solare e ho trascorso pomeriggi interi a “rosolarmi” su lettini ben orientati, preoccupandomi più di spostare la spallina (che non lasciasse il segno!) che dell’arrossamento sulla spalla.
Poi ho fatto della cura e salute della cute del viso un lavoro e una passione, ho studiato meglio cosa significa quel rossore, e le cose sono cambiate.
Ma la verità è che niente mi ha motivato e mi rende attenta oggi come la frase che disse ad introduzione della lezione il mio Professore: “1 ora di sole, 1 kilo di invecchiamento; 10 ore di sole, 10 kili di rughe”.
Ad oggi, quando inizio un percorso di medicina estetica, la prima cosa che cerco di trasmettere è come l’esposizione al sole sia dannosa e mini i risultati e la salute della pelle nel breve e lungo periodo.
L’azione del sole sulla cute del terzo inferiore del viso provoca una serie di danni cronici che – in un primo tempo – sono poco visibili per diventare poi in un secondo tempo evidenti e per lo più irreversibili.
Il viso e il dorso delle mani sono le regioni del corpo più esposte e le alterazioni strutturali della cute sono simultanee alle sue alterazioni funzionali.
Come difendersi dagli effetti degenerativi dei raggi UV-A e UV-B?
In primo luogo le protezioni solari. Sebbene sia oggetto di dibattito, attualmente il fattore di protezione solare (SPF) è l’informazione più affidabile per il consumatore come misura dell’efficacia del filtro solare.
Il numero del SPF viene determinato sperimentalmente esponendo soggetti umani ad uno spettro di luce artificiale che imita il sole a mezzogiorno: il 50% dei soggetti testati utilizzano la protezione solare, l’altro 50% no. Si utilizza la MED (Minimal Erithemal Dose/Dose Minima capace di indurre Eritema) come elemento discriminante. Ne deriva che il Sun Protection Factor (SPF) corrisponde al valore numerico che risulta fra quantità di luce che induce arrossamento della pelle protetta dalla crema solare, diviso per la quantità di luce che induce arrossamento della pelle non protetta. IL SPF è comunque principalmente una misura di protezione dalle UV-B e varia da 1 a 50.
L’efficacia di uno schermo o di un filtro solare si valuta mediante la rilevazione di:
- spettro di azione;
- fotostabilità
- fotodegradazione;
- disattivazione;
- resistenza all’acqua e al sudore;
- assenza di effetti collaterali;
- efficacia immediata dopo l’applicazione
- stabilità alla luce e al calore
- mantenimento della protezione nel tempo.
Ovviamente il tipo di filtro solare può essere valutato e modulato in base al tipo di pelle ma va detto che per quanto riguarda l’area del volto non si discute: 50!
Le applicazioni vanno ripetute in base al proprio tipo di pelle più volte durante la giornata.
Nell’uso dei cosmetici solari va anche ricordato come il prodotto debba essere conservato in modo corretto, usato secondo le indicazioni di scadenza del prodotto e di mantenimento dopo l’apertura dello stesso.
La protezione della pelle può passare anche da dentro però….
Esistono prodotti naturali, antiossidanti, che ci possono difendere “da dentro” e in modo efficace anche “curando” i danni indotti dai raggi solari.
A parte l’applicazione di particolari sostanze protettive e rigenerative, mi voglio soffermare su quanto la nutraceutica possa venirci in aiuto.
Consumare certi alimenti antiossidanti, con capacità rigenerative o di intervenire bloccando alcuni processi specifici dell’invecchiamento della cute è sicuramente qualcosa che in un concetto di salute a 360° va preso in considerazione.
Alcuni suggerimenti? Non possono mancare nella nostra dieta l’olio di oliva, meloni, carote, peperoni, pomodoro cotto, vino rosso, arachidi, mirtilli e lamponi.
Una dieta bilanciata con micronutrienti che presenta un adeguato contenuto di carotenoidi e antiossidanti è un ottimo elemento a favore della risoluzione di molti effetti del photoaging.
È importante notare che l’aspetto nutrizionale è complementare alla fotoprotezione topica. Entrambe le metodiche di prevenzione non dovrebbero essere considerate reciprocamente escludenti.
Un aspetto importante per quanto riguarda la dieta fotoprotettiva è il lasso di tempo: come indicato in tutti gli studi finora effettuati, c’è un tempo di 7-10 settimane affinché la protezione contro la formazione di eritemi diventi efficace mentre dobbiamo considerare che la protezione solare per via topica è praticamente istantanea.
D’altro canto, mentre le creme solari non hanno potere riparativo sui danni, gli elementi della dieta possono incorrere in un miglioramento o stabilizzazione sugli effetti dannosi prodotti e quindi sull’invecchiamento del viso.
Quindi, godetevi il sole e le vacanze, ma amate la vostra pelle; una pelle coccolata e curata si mantiene più sana e tonica nel tempo.