In occasione della prima lastra panoramica o in caso di ritardi di eruzione capita di riscontrare l’assenza, nei bambini, di uno o più elementi dentari.
Tale situazione va sotto il nome di agenesia dentaria e di per sé non è una malattia ma una condizione da seguire e gestire per garantire un buon sviluppo delle arcate dentarie, una buona funzionalità masticatoria e un’estetica del sorriso.
Da un punto di vista epidemiologico, le agenesie hanno una maggiore prevalenza nella dentizione permanente rispetto a quella decidua: nella prima infatti essa varia tra l’1,6 e il 9,6% (6% in Italia) con una leggera prevalenza per il sesso femminile, mentre nella seconda incide solamente tra lo 0,5 e lo 0,9%.
L’agenesia più frequente è quella dei denti del giudizio, seguita dai secondi premolari superiori, da quella degli incisivi laterali e secondi premolari superiori: la prevalenza di agenesia degli incisivi laterali superiori varia globalmente tra l’1 e il 3%.
Molte sono le teorie che descrivono l’eziologia di queste anomalie dentali. Recenti studi di genetica hanno evidenziato come esista un coinvolgimento, in questa alterazione dentale, di un gran numero di geni identificati nel genoma umano quali: MSX1, PAX9, AXIN2, alterazioni che sono riscontrabili allo stesso tempo con altri tipi di anomalie dentali quali quelle di posizione o forma o altre anomalie cranio-maxillofaciali. Questo tipo di anomalia dentale si verifica spesso spontaneamente, in assenza di una storia ereditaria o causale. Può anche manifestarsi in diversi stati patologici; infatti più di 60 sindromi classificate nell’On-line Mendelian Inheritance in Man (OMIM) sono associate con le anomalie dentali di numero e sviluppo: di queste, la più frequente è la Dysplasia Ectodermica, seguita da Sindrome di Down, sindrome di Ellis van Crevald e labio-palato schisi. Malattie somatiche come la scarlattina, la sifilide o eventuali problematiche di nutrizione durante la gravidanza possono, inoltre, influenzare lo sviluppo dentale e di altri organi. L’irradiazione cranica deve essere, infine, considerata fattore di rischio alle anomalie dentali e disfunzioni ghiandolari.
Quello che mi interessa trasmettere ai genitori dei miei piccoli pazienti è che la mancanza di alcuni elementi dentari è una situazione, ad oggi, altamente gestibile all’interno di un piano di cura ben pianificato e seguito nel tempo da un team di specialisti nelle diverse discipline che interessano la funzionalità e l’estetica del sorriso.
Il nostro team è qui per accompagnarvi.
Dott.ssa Sara Ragazzini
Se c’è soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è soluzione perché ti preoccupi?
– Aristotele –